Sita nel cuore di Terralba, a pochi metri dalla piazza della Cattedrale Romanica di San Pietro Apostolo, in un contesto privato, “La Corte di Lucina” è una tipica costruzione campidanese degli anni ′50, la cui ristrutturazione ha mantenuto intatte le caratteristiche originali dell′edificio.

La Corte dispone di 6 camere, di cui 4 matrimoniali e 2 triple (anche ad uso singolo). Ogni camera è dotata di bagno privato con box doccia, impianto di climatizzazione, tv, collegamento internet wi-fi.

La struttura ricettiva, inoltre, è dotata di una piccola cucina interna, di uno spazioso giardino incorniciato da prospetti in mattoni crudi, nel quale si affaccia una zona bar dove l′ospite può consumare la colazione all′ombra dei limoni e degli aranci, un forno a legna, lavanderia e stireria, e un bagno esterno. Un ampio parcheggio pubblico dista pochi metri dalla Corte.





NOTIZIE SU TERRALBA

IL TERRITORIO
La provincia di Oristano presenta un panorama tra i più caratteristici e vari della Sardegna, dove si alternano mare, bellezza delle spiagge, pinete, monti, stagni e campi coltivati.
Nello specifico il territorio di Terralba si trova nel Campidano settentrionale, una vasta pianura di origine alluvionale confinante ad est con il Monte Arci e la Marmilla. Il paese, che con le due frazioni di Tanca Marchesa e Marceddì conta oltre 10.000 abitanti, è considerato un centro agricolo, rinomato soprattutto per la produzione vinicola.


LA STORIA
La presenza dell′uomo nel terralbese si fa risalire al Neolitico, periodo in cui i primi colonizzatori trovarono l′ambiente ideale all′insediamento. Questo venne reso possibile anche grazie alla vicinanza del Monte Arci da cui si poteva reperire l′ossidiana, il vetro vulcanico. Il Monte Arci richiamava genti da tutta la Sardegna, e non solo; possedere "l′oro nero" significava far parte di un elevato status sociale e gli abili artigiani del periodo realizzavano con l′ossidiana non solo utensili di uso quotidiano ma anche armi.
La tradizione racconta che nei pressi di Marceddì sorgeva il villaggio di Osea fondato intorno al 1000 a.C. e abbandonato in seguito alle incursioni saracene; solo allora gli abitanti si trasferirono nella vicina Neapolis. Fondata dai fenici e successivamente occupata dai Cartaginesi Neapolis divenne un importantissimo scalo nel commercio sardo-cartaginese.
Dopo l′ennesima incursione saracena gli abitanti di Neapolis si trasferirono nell′interno e nel 1017 fondarono Terralba. I resti di Neapolis sono ancora visibili nei pressi di San Giovanni, non lontano da Marceddì.
Gli studi archeologici hanno chiaramente dimostrato l′eccezionale ricchezza archeologica del territorio terralbese specie nel periodo punico-romano.

Terralba è stata sede vescovile fino al XVI secolo; sfortunatamente non resta niente dell′antica cattedrale romanica del 1144 al posto della quale sorge oggi la chiesa di San Pietro, in stile tardo-barocco datata 1821.
Dalla demolizione dell′abside della vecchia cattedrale sono stati recuperati i capitelli provenienti da Neapolis, che oggi sono custoditi nell′attuale Cattedrale di San Pietro. Vi sono conservati inoltre il fonte battesimale del 1626, un pulpito ligneo del XVII secolo e una croce argentea spagnola.

Nel 1741 venne fondata l′originaria chiesa di San Ciriaco, situata a sud-est del paese; questa venne costruita con i tradizionali “ladiris”, mattoni crudi, e aveva l′aspetto di una tipica chiesa campestre. Nel 1949, visto lo stato di degrado, la struttura venne demolita e ricostruita.

MARCEDDì
Appartiene al comune di Terralba, da cui dista 12 km, la borgata marina di Marceddì. Il caratteristico e suggestivo villaggio di pescatori che oggi conosciamo ha una storia antichissima che ci riporta al VI millennio a.C; è infatti proprio in quest′epoca che collochiamo il primo popolamento della Sardegna.
I popoli neolitici che giunsero nell′isola, provenienti probabilmente dal Nord-Africa o dall′Iberia, sbarcarono nel golfo di Oristano e, si presume, proprio nell′insenatura di Marceddì; da qui si spostarono poi in altre zone della Sardegna. Motivo di interesse per queste popolazioni era l′ossidiana, presente in grandi quantità nel Monte Arci, e le fertili terre del terralbese. Proprio in località Sa Punta nei pressi di Marceddì sono state rinvenute tracce di un′officina ossidianica, fatto che suggerisce uno scambio di merci con il prezioso materiale in questo territorio. In base a recenti studi archeologici effettuati è emersa la presenza di un vero e proprio insediamento abitativo.
Dall′anno 1000 a.C. anche i Fenici e i Punici sbarcano nella laguna di Marceddì.
Nel 1500 venne costruita a difesa della borgata, e come avvisaglia per i villaggi vicini, Torre Vecchia, che aveva collegamenti visivi anche con le torri di Capo della Frasca, torre Grande e torre San Giovanni del Sinis.
Ancora oggi ben visibile Torre Vecchia è situata vicino alla foce dello stagno, a un metro sul livello del mare, presenta forma tronco-conica e un′altezza di circa 9,40 metri.
Marceddì figura tra le zone umide presenti in Sardegna. Spostandosi nella zona più interna della laguna si trova lo stagno di San Giovanni le cui acque sono alimentate dal Rio Mogoro e dal Rio Mannu. Qui, attratti dalla natura fangosa e dall′abbondante vegetazione nidificano rare specie di uccelli acquatici come il germano reale, l′airone rosso e la folaga. La parte più esterna è appunto lo specchio d′acqua di Marceddì. Il borgo, che si sviluppa lungo la laguna e si immerge via via nella vicina pineta, è reso ancora più caratteristico dalle piccole case che spesso avevano anche la funzione di ricoveri per i pescatori.
Tra Terralba e Marceddì, la domenica dopo ferragosto, viene celebrato ogni anno l′evento che riunisce tutta la popolazione terralbese e che richiama un elevato numero di fedeli e turisti; è la festa della Madonna di Bonaria. Il momento più caratteristico è la processione in mare dove la Madonna solca le acque della laguna accompagnata dalle barche allestite a festa e colme di persone.